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Cleto Sagripanti, ad Manas
La campagna stampa della linea uomo p/e 2010 Manas
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L’uomo con ai piedi Manas non è un tronista. E lo firma Toscani

15/01/2010

Manas ha presentato al Pitti la sua prima collezione uomo (sarà in vendita dalla prossima settimana). E anche per il ‘sesso forte’ si è scelto in primo luogo di capirlo. Come è successo per la donna, infatti (tra l’altro è in uscita la nuova campagna primavera estate 2010) la condizione maschile è divenuta linguaggio dello stesso posizionamento. Che, tradotto in termini operativi, significa una mostra fotografica di Oliviero Toscani, un dibattito e la susseguente campagna, sempre a firma Toscani, che debutterà a fine mese. 

Youmark ha intervistato Cleto Sagripanti, ad Manas 

Il ‘no’ alle fighe di Toscani diventato per Manas donna posizionamento strategico, significa anche un ‘no ai fighi’ per comunicare la neonata collezione uomo?
“Ovviamente. Perché Manas non si identifica in ‘tronisti’ e ‘fighi’. Come emerso nel dibattito che ha contestualizzato la mostra fotografica sulla condizione maschile organizzata in occasione del lancio della linea per il Pitti, critichiamo un mondo che esalta veline e comparse tv, non ci rappresenta, così come non esprime il messaggio che vogliamo trasferire. Ben identificato, invece, dagli scatti di Toscani, con protagonisti altri ruoli maschili, dal carpentiere all’avvocato, al padre”. 

Consolidato ulteriormente il vostro rapporto con Toscani. Una scelta forte e, come da voi ammesso, che sarà di lunghissimo respiro. Non avete paura che alla fine il personaggio resti lui, mettendo un po’ in ombra il vostro brand?
“Abbiamo scelto di collaborare con Toscani a seguito di un incontro di Confindustria, in cui restai folgorato dalle sue visioni. Certo che a un personaggio come lui si deve dare dello spazio, ma le idee sono studiate assieme, ci appartengono. Così come non ci dispiace la dicotomia tra la sua irruenza e il nostro brand, la nostra azienda, fatta di famiglia e tradizione”. 

Quali sono gli obiettivi di business che vi siete prefissati per la linea uomo?
“La linea uomo è diretta conseguenza della politica retail di recente intrapresa, con l’apertura di negozi monomarca, tengo a sottolineare, sempre in partnership con il nostro trade, che hanno richiesto l’ampliamento dell’offerta. Contiamo di raggiungere nel giro dei prossimi due anni il 10% del fatturato, a fine 2009 pari a 70 milioni di euro, con presenza in cento punti vendita plurimarca”. 

In nome dei monomarca, lancerete in futuro anche la collezione bimbo?
“Mio figlio me lo chiede da tempo. Chissà”. 

Come sintetizzereste l’essenza della nuova linea uomo per spiegarla a chi non l’ha ancora vista?
“Adatta per viaggiare, abbinandosi a diversi tipi di abbigliamento. Comoda, realizzata con materiali durevoli, che non si rovinano”. 

Quanto costano queste scarpe?
“I prezzi vanno dai 119 euro della scarpa ai 149 del polacchino. Con un ottimo mark up per il trade”.
 
Come ci riuscite, considerato che producete in Italia?
“Attenta ricerca dei materiali e studio di lavorazioni particolari, sacrificando il nostro margine. Perché per noi il trade è fondamentale e oggi vive le maggiori difficoltà”. 

In cosa il consumatore uomo è diverso dalla donna?
“Premesso che spesso le scarpe da uomo vengono acquistate dalle donne, e io non faccio eccezione, fidandomi del gusto di mia moglie, l’uomo ne compra sicuramente meno. Il rapporto è 1 a 6. Perché le adegua meno all’abbigliamento, ma anche per mancanza di tempo e per dna”. 

Ci anticipa qualche cosa sulla campagna, creatività e date di uscita, pianificazione. Ovviamente parliamo di stampa, giusto?
“Il prodotto sarà sempre al centro. La scelta è stata condivisa con Toscani sin dall’inizio della collaborazione e proseguiremo in questa direzione anche con l’uomo. La cui campagna esordirà su stampa a fine mese, in Italia e all’estero”. 

E il web?
“Oggi lo guardiamo soprattutto nei confronti del rapporto con il trade, anche se piano piano diventerà protagonista anche nel mercato consumer, obbligandoci a considerarlo. Per ora, comunque, in Italia le vendite di calzature on line ammontano solo al 6%”.

 

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