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Oliviero Toscani


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Paolo Crepet, psichiatra e sociologo
Uno dei sei soggetti della campagna Manas
Uno dei sei soggetti della campagna Manas
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Il no alle ‘fighe’ di Toscani è posizionamento per Manas

10/09/2009

Seconda tappa del percorso Manas con Toscani. Questa volta con la collaborazione anche di Crepet. Lanciando una campagna stampa (di oggi la prima uscita) che pone il prodotto al centro. Ma non basta. Perché qualità e prezzo, da soli, non sanno esprimere una marca. Che oggi deve generosamente regalare qualche cosa di cui la società ha bisogno, interessandosi della sua ‘fabbricazione’, non solo di quella della propria collezione. Sei i soggetti, sei tipi diversi di scarpe e di donne, e sei racconti che le esprimono in relazione alle diverse occasioni d’uso. Non necessariamente tristi, spesso drammaticamente ironici. Sicuramente autentici. Proseguendo un cammino di verità (di cui la campagna per la Fondazione Veronesi è stato esordio), che dell’addio alle mecenate del marketing fa il suo credo.
 
Non perde occasione per sottolinearlo Oliviero Toscani (ascolta le battute scambiate al microfono di youmark) predicando il degrado dei giornali femminili, l’assurdità degli stereotipi estetici contemporanei e prendendosela persino con i tacchi. In senso metaforico, s’intende. Anche perché la Manas di scarpe col tacco ne vende parecchie e lo stesso Toscani ammette di avere molto a cuore i risultati di business. “L’artista per essere libero deve arricchire il proprio committente”. Seppur, ieri a Milano, in occasione della presentazione stampa della nuova campagna da lui firmata per l’azienda, l’argomento ha saputo solleticare la riflessione. Nello specifico scatenando un movimentato battibecco con Daniela Santanchè, presente in sala, che dei 12cm ha fatto filosofia. Conclusione, sarà probabilmente Toscani l’artefice dell’immagine per la prossima campagna elettorale della medesima, a patto che accetti di mostrarsi ‘piatta’. 

Ma torniamo a Manas. Che, come a youmark racconta Cleto Sagripanti, ad, si dice assolutamente convinta della direzione intrapresa, potendo già raccogliere i primi positivi risultati di business. Riassumendo la scelta nel no alle mecenate del marketing, che più prodotti pubblicizzano più costano, ma anche all’artificialità di dover mostrare immagini in maschera per sedurre e alla banalità di storie a lieto fine, che ormai non esiste più nemmeno a Hollywood. 

Al loro posto racconti veri. Storie di donne contemporanee che sanno dare un’anima a ogni scarpa e che, come Paolo Crepet, che ha collaborato alla campagna, racconta, non finiscono con il punto, ma continuano. Pure nel web, invitando tutte a raccontarsi scrivendo a paolocrepet@lacondizionefemminile.it.  





 

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