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Pino Rozzi e Roberto Battaglia, direttori creativi 1861united
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L’internet tv nel futuro del web 2.0, e non solo

19/07/2007

Internet contro tv tradizionale. Attività contro passività. Programmazioni anche di una sola ora, contro l’obbligo delle 24. Intrattenimento contro advertising. Coda lunga contro qui e ora. La competizione si fa stringente, alla luce dei sei miliardi di persone collegate alla rete nel mondo. In America è ‘allarme’ per il paio d’ore che internet sta già rubando alla tv. In Italia ci si inizia ad attrezzare. Da evitare che i due si copino a vicenda. Anche perché, salvo prossime e pioniere smentite, nonostante il primo impatto, nessun nuovo media è mai riuscito a far fuori i precedenti.

Il tema è contingente. Non solo internet punta alla tv, forte della libertà dalle frequenze e del favore di un crescente proselito di pubblico. Ma anche la tv punta ad internet, quasi che entrare nel pc con gli stessi palinsesti equivalesse a dire faccio parte del futuro. E non è una novità la difesa con l’emulazione. Era già successo ai giornali nei confronti della radio e a quest’ultima verso la tv. Gli stessi siti internet degli esordi sono stati un ‘copia - incolla’ di quanto si proponeva nella brochure cartacea.

E’ il boom del web 2.0 ad aver rinvigorito il tutto. In primo luogo grazie ai numeri. Perché finalmente internet ha potuto esibire una ‘portata’ con cui competere, in seconda battuta perché ha definitivamente cambiato i confini tra contenuti-media e utente. Complice la tecnologia, capace di garantire facilmente l’accesso, permettendo a chiunque di proporre la sua visione, in qualsiasi formato, gratuitamente.

Ma dove tutto questo porterà è ancora mistero. Almeno nell’ottica del business, con quello della raccolta pubblicitaria a chiedere risposte, anche perché modello di ‘sostentamento’ della rete, che ha già fatto a piena voce capire come la gratuità è indispensabile al successo. Non a caso i contenuti a pagamento hanno solo sporadicamente convinto, schiacciati dalla competizione della ricchezza dell’offerta free parallelamente diffusa.

Ma per business ci vuole entrare anche il mondo della comunicazione. Aziende e agenzie, alla ricerca di nuove vie per incontrare questo ‘cyber consumatore’, multimedia, multitasking, multiesperto. Il tutto mentre la nostra Italia non brilla certo per ‘capolavori’ sul web. E qui nasce il ping pong delle responsabilità. Tra ammissioni e accuse, emerge come la poca voglia di rischiare, da un lato, e la non spiccata competenza ed esperienza, dall’altro, rendano caldo il tema.

“Eppure agli incontri Iab (http://www.iab.it/)  sono più le aziende che le agenzie. A prova di come il web sia una realtà con cui vogliono imparare a confrontarsi. Ma bisogna cambiare logica. Eravamo abituati al ‘learnig and do’, oggi vale il ‘do and learning”. E’ l’idea con cui Nicola Belli, Pino Rozzi e Roberto Battaglia, rispettivamente amministratore delegato e direttori creativi 1861united, hanno dato vita a un nuovo prodotto: 3722united.(www.3722united.com ).

La logica è creare cultura sul web 2.0., preferire i dubbi alle certezze, inserendosi nel contesto con una internet Tv, realizzata in casa, grazie alla piattaforma gratuita mogulus (www.mogulus.com/ ). E’ dello scorso 4 luglio l’organizzazione del primo BarCamp (http://it.wikipedia.org/wiki/BarCamp ) italiano dedicato alla pubblicità, ampiamente intesa. Questa non conferenza in pieno stile web 2.0, i cui contenuti sono proposti dagli stessi partecipanti, è stata gestita da Tommaso Tessarolo, blogger e consulente dell’area digitale Mediaset (http://tommaso.tessarolo.it/wordpress/index.php/la-breve-storia-della-mia-vita-lavorativa/ ), e ha visto la presenza di alcuni tra i clienti dell’agenzia.

Interrogativo il ruolo dell’advertising in una tv che si fa sempre più on demand, tendendo a ‘mandare in soffitta’ lo spot, evitato dal nuovo telespettatore protagonista, che interagisce, sceglie, definisce il suo palinsesto. Come racconta a youmark Federico Ghiso, copy e responsabile del progetto 3722united, è la così detta ‘coda lunga’ il valore aggiunto di questa comunicazione. “Conta cosa inneschi, il passaparola reale e virtuale, i rimandi ad altri siti, a internet tv, blog. Uno spot mandato in anteprima in rete può generare più rumore della sua visione in prime time. Ma in internet la pubblicità deve diventare intrattenimento, deve farsi cercare dall’utente, divertirlo”.

Non a caso, Tessarolo durante il BarCamp ha parlato del nuovo ruolo dei brand, che nella internet tv devono farsi creatori di contenuti, di intrattenimento,di informazione. Pepsi, ad esempio, in America ha fatto addirittura un vero e proprio film.

E i costi? Quanto bisogna spendere per essere credibili in era web 2.0?
"Ovviamente dipende dal progetto, dal pensiero strategico sottostante. Ma a ragionarla per voci, c’è solo da risparmiare. Come ci fa notare Ghiso, infatti, la creatività vale quanto si è soliti pagarla nei canali tradizionali. Il supporto, ha il suo costo, forse in Italia più alto che all’estero perché non c’è ancora molta concorrenza, ma il media è praticamente free".

 

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