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Arianna Destro, direttore marketing peronal care Unilever
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Campelli-Destro/Unilever: uniti in crs e qualità

29/10/2008

La forza della marca. Al punto di far parlare per la prima volta quella 'vera'. Il nome dell’azienda, Unilever. Perché soprattutto oggi è importante diffonderne il valore. Rifuggendo la miopia di pure risposte promozionali. Puntando invece a trasferire al consumatore quanto ogni prodotto nasconde. Oltre la pubblicità, entrando nel merito della ricerca e sviluppo, della selezione delle materie prime, della qualità. Con la sostenibilità come mission, unitamente alla vitalità di chi punta all’innovazione. Ieri, in occasione dell’open day milanese, youmark ha intervistato Andrea Campelli e Arianna Destro, rispettivamente media relation manager e direttore marketing personal care Unilever. Anticipando che il personal care ha nuove mire nell’uomo. E che la corporate communication si fa dall'interno, anche se, in merito a possibili incarichi ad agenzie, mai dire mai.

E ci viene da pensare che a breve ci sarà anche un ‘Dove for him’, ma è pura supposizione, perché nulla di ufficiale è trapelato. Quel che è certo è il budget di comunicazione. Non subirà tagli, credendo sia compito della marca puntare sulla qualità. Lasciando alla convenienza dei formati il merito di ‘appagare’ il consumatore in tempi di crisi. Confermate le agenzie di sempre. Ogilvy, Jwt e Lintas. Con una new entry, la spagnola Lola, network Lowe Worldwide, che di recente ha acquisito Mentadent. 

In quanto ai media, in Italia sarà ancora la tv quello di elezione, mentre all’estero sostanziose iniziano ad essere le case history web. Come dimostra la recente canadese ‘Waking up Hanna’ e l’americana miniserie tv per internet con protagonista Alicia Keys, entrambe per Dove. In ogni caso, comunque, obiettivo primario è il risultato, misurato sia nel breve, in termini di volumi di vendita, che a due anni, sul valore del brand. 

Ritenendo miope la sola strategia promozionale. Le marche, infatti, devono puntare su molto altro ancora. Emergere sottolineando il proprio valore. Che parla di tutto quanto dietro al nome si nasconde. Certamente più dell’investimento pubblicitario. Esprimendo l’impegno in ricerca, la selezione delle materie prime, la qualità. 

Con la forma multinazionale a non essere di ‘intralcio’. Piuttosto opportunità. Anche oggi, nonostante gli apparenti vincoli che la responsabilità degli azionisti potrebbe lasciare immaginare. Perché ‘grande’ significa investimenti, ricerca, innovazione, sviluppo. 

Senza subire la sudditanza ai ragionamenti globali, che dimostrano lasciare spazio alla supremazioa delle eccellenze. Come è in Italia il gelato. Dal nostro paese, infatti, nascono i prodotti e le idee esportati da Unilever ovunque. Cui si aggiungono altri due primati. I centri R&D di eccellenza nelle vicinanze di Latina e Napoli. Nel mondo ce ne sono in tutto sei. 


 

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