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Magri-Sollazzi/ Draftfcb: meno pronte le aziende delle agenzie

03/06/2008

In tema di integrazione, infatti, l’anello debole della catena sono più spesso loro. E sicuramente ci vorrà del tempo perché si adeguino. Nel frattempo, intanto, sono le multinazionali a impossessarsi della quasi totalità della domanda. Di creatività, ma soprattutto di adattamento. Visto che dell’Italia certo non brilla il ruolo internazionale. Seppur con le debite eccezioni tra cui, Filippo Magri e Roberta Sollazzi, direttori creativi esecutivi Draftfcb, citano il lavoro fatto per Chevrolet, che da quest’anno vede il nostro paese protagonista a livello europeo. 

Ed è una vittoria, visto che sino all’anno prima ci competeva solo il budget italiano. Purtroppo, però, una delle poche. Nel senso che il più delle volte finiamo per essere il braccio di strategie internazionali

Al punto che le stesse critiche alla nostra creatività andrebbero ridimensionate. Perché molto di quanto da noi si vede non è farina del nostro sacco. Anche all’estero, dunque, non ci sono solo le campagne che trionfano a Cannes. Tutt’altro. 

Considerando quale primo parametro di giudizio la qualità dell’idea. L’originalità. Che oggi estende le opportunità della sua espressione, in ottica integrata. Con il modo di fare comunicazione che prescinde dai mezzi. 

E che più spesso che no, coglie le aziende impreparate, ancora divise in reparti e ruoli che non dialogano. Così l’agenzia si trova ‘oltre’. A offrire ottiche e soluzioni che non possono essere recepite, se non limitatamente.

 

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