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Ricerca e aziende, un rapporto da coltivare

09/01/2008

La ricerca in Italia scarseggia di fondi e la colpa non è tutta dello Stato. Come nel resto d’Europa, infatti, anche da noi si stanzia circa il 2% del Pil, con la differenza, però, che poi mancano i determinanti contributi privati, ossia quelli delle aziende. Che portano l’impegno complessivo a raggiungere in media il 3,5%. Nel mondo, poi, brillano il 6% del Giappone e il 4,5% degli Usa. Da noi il problema è strutturale. Come racconta a youmark Marco Sacco, R&D manager Vme Domain Itia – National Research Council, in Italia non c’è la grande impresa, caratterizzandoci per un sistema produttivo di piccole medie realtà, spesso oggettivamente incapaci di sostenere la ricerca, oltre che per limiti economici, per cultura.

Partiamo dall’ultimo progetto. ‘Magic Mirror’, ossia l’applicazione della tecnologia virtuale in ambito calzaturiero, chiudendo il cerchio della ‘mass customization’, grazie alla possibilità di provare un prodotto che ancora non esiste. In realtà non una novità assoluta, il negozio adidas di Parigi, ad esempio, ha già realizzato qualche cosa di simile, ma qui il modello, grazie a una ‘calza intelligente’ da indossare sul proprio piede, segue perfettamente il movimento del cliente, consentendo di verificare il ‘fit’ del prodotto, oltre che l’estetica dell’abbinamento colori prescelto. Addirittura di avere sensazioni, come promette il nuovo dispositivo in fase di definizione. 

Senza dimenticare le ulteriori finalità del progetto, che sono di tipo produttivo, consentendo di allargare le opportunità della personalizzazione, potendo impostare ad hoc i conseguenti processi di fabbricazione.

Non a caso suo autore è Itia, l’Istituto di tecnologie industriali e automazione del Cnr, che dalla sede centrale di Milano estende la ricerca tecnologica attraverso laboratori specializzati verticalmente su settori specifici, tra cui quello di Vigevano per il calzaturiero. Perché le aziende europee non devono impostare la loro competitività futura su logiche di costo, quanto su creatività, design, innovazione, su prodotti a valore aggiunto. Di cui la calzatura su misura è esempio.

Competitività qualitativa e sostenibilità, infatti, sono le parole che Sacco utilizza per sintetizzare le tendenze dell’innovazione di domani, entrambe comunque tese al soddisfacimento dell’economicità aziendale, con il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente a farsi vantaggio, anche sotto il profilo della redditività del business.

Un obiettivo finalizzato nel Master di Ricerca Industriale, il primo in Europa, che Itia propone a 16-20 dei migliori laureati selezionati ogni due anni. Realizzato nella sede di Bari, grazie alla collaborazione di un pool di aziende, è uno dei pochi percorsi formativi che paga i suoi frequentatori, rendendoli capaci di diffondere, nelle realtà in cui troveranno impiego, la cultura della ricerca e dell’innovazione.

 

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