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Ecco cosa significa per Cernuto Pizzigoni & Partners essere agenzia oggi

26/10/2011

La tavola rotonda ‘Tre grandi marche, tre nuove generazioni: di slancio verso i mercati esteri’ organizzata ieri a Milano per approfondire con Gruppo Boscolo, Fratelli Carli e Casa Vinicola Zonin la contingenza e le sfide più attuali del loro business, rappresenta, infatti, esempio concreto di tale filosofia. In sintesi, l’esigenza di ottenere testimonianze dirette, quali strumento di conoscenza della marca. Che assieme alla comprensione del cliente (il portfolio dell’agenzia al 25 ottobre di quest’anno annovera Limoncetta (Gruppo Averna) - Melinda Mele del Trentino - Boscolo Hotels - Boscolo Travel - Casa Vinicola Zonin - Pompadour - Regione Lombardia - Sea Aeroporti - Viega - Fratelli Carli - Unibell International - Centro Dino Ferrari - Chiarezza - Telecom Italia - Abn) diventano leve fondamentali della comunicazione. Meglio, di una comunicazione di successo. Perché l’efficacia della stessa dipende da quanto a monte si è saputo lavorare sui sopramenzionati assi. Oltre la creatività fine a se stessa. Forti di un’indipendenza che, grazie alla pregressa esperienza in network internazionali, propone un paradigma snello e agile, ma capace di garantire copertura nel mondo.

Come al microfono di youmark spiega Aldo Cernuto, Cernuto, Pizzigoni & Partners. Ma soprattutto come dimostrano le storie delle marche dei tre imprenditori intervenuti (ascolta l’intervista a Roberto Boscolo, Boscolo Group; Claudia Carli, Fratelli Carli; Francesco Zonin, Casa Vinicola Zonin). Tutte aziende italiane, tutte familiari. Che hanno saputo crescere e che vogliono proseguire nel cammino, affrontando gioie e dolori di un mercato globale che richiede alle realtà imprenditoriali del nostro paese sforzo ulteriore. Superando il concetto logoro di ‘made in Italy’ a favore del racconto di una 'Italian way’ ancora tutta da esplorare.

Addentrandosi in quelli che sono i vizi e le virtù del modo di fare impresa all’italiana. Per certi versi troppo poco teorizzata (all’incontro è intervenuto anche Francesco Morace, fondatore di Future Concept Lab, nonché sostenitore del modello imprenditoriale-artiginale nostrano, cui ha dedicato l’associazione Renaissance Link). Tanto da non averne ancora completamente interiorizzato i limiti. Passaggio indispensabile per poterne esaltare solo i plus.

La prerogativa di dover esistere e persistere nel tempo (le aziende familiari devono essere tramandate, non c’è il mecenatismo manageriale tipico delle logiche finanziarie), ad esempio, sapendosi assumere quei rischi che garantiscono innovazione e crescita. Ma contestualmente l’insidia dell’individualismo, della scarsa collaborazione con il resto del mercato, delle relazioni che non decollano, del coordinamento che manca, così come degli obiettivi offuscati, ossia raramente chiari e raramente condivisi da interi comparti. Nonostante in gioco vi sia la rappresentatività, quel valore e quel peso che nel confronto internazionale potrebbero fare la differenza.

Perché il problema non è diventare tutte da piccole a grandi, ma da chiuse ad aperte, sì. Specie oggi, che il prodotto da solo non basta più, che la concorrenza è agguerrita e che il confronto è con i mercati enormi del mondo.


 

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