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A sinistra Massimo Guastini, a destra Massimo Costa
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Guastini/Adci: 8 domande a AssoComunicazione. La replica di Massimo Costa

17/10/2011

Dopo che Massimo Costa ha dato la sua disponibilità alla nomina di presidente AssoComunicazione, Emanuele Nenna (Now Available) è uscito allo scoperto ufficializzando la sua candidatura nel prossimo consiglio direttivo con un post nel blog Adci in cui invoca una maggiore comunione di intenti e obiettivi fra agenzie e creativi per una maggiore valorizzazione della professionalità tout court. Da qui, ieri, l'intervento di Massimo Guastini, presidente Adci, che sempre dal blog lancia otto domande a AssoComunicazione e allo stesso Costa per sondare quanto le due 'sponde' abbiano univocità di visione. 

Raggiunto telefonicamente da youmark, Costa ha commentato: "Qualora fossi eletto presidente AssoComunicazione, sarò sempre disponibile a discutere quanto pertinente al mio mandato. Comunque, a breve ufficializzerò il programma che dovrebbe in maniera esaustiva contenere quanto mi propongo di fare. In ogni caso sono sempre rintracciabile tramite il mio indirizzo di posta professionale e i numeri di telefono del mio ufficio". E conclude: "In caso di mia nomina, ritengo che per tutte le questioni inerenti la vita associativa e i rapporti fra le varie associazioni, la sede deputata per inviarmi richieste o contattarmi sarà AssoComunicazione".

Le otto domande di Massimo Guastini a AssoComunicazione e Massimo Costa:
1. Un uomo che rappresenta una fetta importante del mercato pubblicitario italiano deve necessariamente diventare presidente di Assocomunicazione per operare dei cambiamenti?

2. Non basterebbe un pubblico 'ordine di scuderia' alle sigle che rappresenta? Qualcosa tipo: “da oggi le mie agenzie non parteciperanno più a gare non remunerate e con più di quattro partecipanti perché questo comportamento è causa e non effetto dell’attuale devastazione del settore”.

3. Il mercato, come la società, non è qualcosa che si determina in base a misteriose ed esoteriche regole. Ogni singolo player contribuisce a rafforzare o indebolire una tendenza, in maniera direttamente proporzionale al suo peso economico. Massimo Costa ha davvero bisogno della carica di presidente AssoComunicazione per affermare: “le agenzie del gruppo Wpp operanti in Italia sono profondamente contrarie all’utilizzo di stagisti non remunerati o sottopagati”?

4. Nessuno può dare la colpa a un manager se è costretto a tagliare costi a causa della perdita di un budget. Ma perché agenzie di AssoComunicazione accettano di firmare contratti che possono essere disdettati con brevissimo preavviso?

5. Massimo Costa ha dichiarato che le opinioni sono come il buco del culo. Tutti ne hanno una. A me interessa moltissimo la sua opinione (e solo quella) per questo gli chiedo: cosa pensa dei manager di agenzia che accettano lavori incerti ai limiti della rarefazione, scaricando il rischio imprenditoriale sui dipendenti e chiedendo loro straordinari non remunerati o stipendi del tutto inadeguati all’orario lavorativo?

6. Massimo Costa si è ritirato dalla gara Ferrero e ne ha pubblicamente spiegato le motivazioni. In che modo si prefigge, durante la sua eventuale presidenza, di porre fine alle gare non remunerate e affollate da troppi partecipanti?

7. Massimo Costa concorda con i principi enunciati dal Manifesto Deontologico Adci? Ritiene di poterli sottoscrivere e aiutare i creativi a farli rispettare già a partire dalle sue agenzie, indipendentemente dalla sua elezione?

8. Il nostro mestiere non si impara nelle università. Massimo Costa è disponibile ad aiutarmi nel tentativo di far comprendere al Governo che sarebbe più onesto agevolare economicamente le agenzie disposte a prendere un giovane a 'bottega'? Io in sei mesi sono in grado di capire se un ragazzo può diventare copywriter o un account. Non mi servono tre anni più due. Inoltre credo che alla nostra attuale società (e al nostro mercato) non servano altri 25mila laureati all’anno in scienze della comunicazione.

Ho molto apprezzato quando Massimo Costa ha detto di no a Ferrero e ne ha pubblicamente spiegato le ragioni. Mi convince meno quando tende a giustificare con “la paura” le scelte ottuse di manager di agenzia. Io mi chiamo Massimo Guastini, non rappresento nemmeno lo 0,04% del mercato pubblicitario italiano ma dico di no alle gare selvagge, allo sfruttamento dei giovani e agli stipendi inadeguati rispetto alle ore lavorative richieste ai collaboratori. Benché anch’io possa avere 'paura del futuro incerto', e debba lavorare per mantenere le persone che amo.

 

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