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La post@ di youmark: a proposito di Chronotech, corsi e ricorsi di agenzie ‘bistrattate’

29/09/2010

‘Quando un uomo con la pistola ad acqua incontra un uomo col fucile...’ così Damiano Antonelli, creative director GWC World, ha voluto intitolare il suo pensiero inviato a youmark sollecitato dall’intervista da noi pubblicata a Pino Rozzi a proposito della questione Chronotech. Punti di vista e posizioni differenti. Ma unite nella voglia di dire basta all’aleatorietà di regole che tutelano tutti, meno il mercato della comunicazione. Qualsiasi sia la barricata da cui l’agenzia in questione si trovi ad operare. Perché anche in merito ai contest online, non sempre se son rose fioriranno.

“Era l'estate del 2008, quando alla televisione sento partire una canzone che avevamo proposto per una consultazione. Mi sto sbagliando pensai. Così mi avvicinai per seguire lo spot e mi accorsi che la musica era proprio quella che avevamo scelto. Quando realizzai il prodotto di quella pubblicità non ci volevo credere. Per finire, la chiusura era identica al nostro rubamatic (tra l'altro proposto in fretta e furia). Benvenuto nel mondo della comunicazione (Goettsche mi aveva avvertito). Fu la prima di una serie di indimenticabili consultazioni poco serie.

Oggi io e il mio team siamo gli uomini con la pistola ad acqua ma pensiamo che questo sia più innovativo, divertente e di poter colpire altrettanto bene dell’uomo col fucile. Siamo tutti giovani creativi ma siamo professionalmente inseriti nel mondo dell’ADV da anni. Premetto che a noi non interessa spiare cosa fanno i ragazzi più grandi, anche se spesso ci fregano le ragazze. Dai ragazzi più grandi cerchiamo però di rubare i trucchetti del mestiere. 

Quando sento Pino Rozzi lamentarsi di alcune consultazioni poco chiare, penso che se succede ai big allora siamo veramente alla deriva. Fra dieci anni questo lavoro sarà cambiato nuovamente? Avremo un supermercato della comunicazione dove potremo acquistare campagne 3x2?

Mi sono innamorato della pubblicità a 14 anni e sono affascinato dalle forme che sta assumendo in questi ultimi anni. Sono per il web 3.0. Sono per i contest online. Sono per una nuova comunicazione multidimensionale. Ma troppe volte le gare in rete partoriscono dei figli zoppi o prematuri. 

Ben vengano i brief virtuali aperti a tutti. Ma con quale metodo? Come può un'azienda scegliere un logo fra 650 proposte? Mi chiedo come si possa far pagare l'ideazione di un logo meno di 2000 euro e una campagna nazionale meno di 4000. Il pericolo più grande è quello di pescare nella massa (650 proposte è un bel ventaglio), senza badare alla qualità dell'idea che si sta per scegliere, rischiando di cadere nella banalità più assoluta.

Sono tuttavia pro contest online. Partecipiamo ad alcune gare sul web, quando vediamo che un'azienda seria posta un brief serio con un budget quasi serio. Questo ci dà la possibilità di metterci a confronto con il mondo e con le novità e ci permette di andare a comunicare con aziende che sarebbe difficile avvicinare diversamente. Attenzione però, l'uomo con la pistola ad acqua potrà accettare diversi compromessi ma non rinuncerà mai ad offrirvi idee di prima qualità”.


 

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