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Keith Weed, Unilever chief marketing officer


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Uno stralcio del faccia a faccia
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Cannes 2010/30: Sorrell torna a credere nell’Italia. Unilever non nelle dimensioni, ma nel meglio

28/06/2010

Il che sta anche per ‘ognuno pensi a come sapersi accaparrare i veri talenti’. Grande o piccola che l’agenzia sia. Perché chi vuole lavorare con Unilever deve offrirle ‘the best’. Ovviamente rimandando il tema all’annosa questione di procurement, costi, remunerazione. Rispondendo con le logiche di mercato, dunque di rapporto tra domanda prezzo e qualità, ognuno a dover identificare la propria nuova via perché il business sia profittevole. Le agenzie, dunque, così come le aziende. Che non a caso vedono nella contemporaneità un momento di eccitante rivoluzione. Nei rapporti con tutta la catena produttiva, con la distribuzione, con la comunicazione, i media e, soprattutto, con il consumatore. Oggi al centro. 

A questo Festival di Cannes 2010 il dibattito del venerdì ha messo faccia a faccia Martin Sorrell, ceo di Wpp Worldwide, e Keith Weed, Unilever chief marketing officer e membro dell’esecutivo del gigante anglo-olandese produttore di beni di consumo, che ha meritato il titolo di Advertiser of the Year. In discussione modi, mode, media, rapporti, creatività, persone e risultati della comunicazione. Senza dimenticare di toccare i temi della sostenibilità, per i quali una multinazionale può dirsi privilegiata, vista la prerogativa di country neutral che la contraddistingue. 

Ma soprattutto, a far girare tutto intorno a sé è oggi il consumatore. Non più destinatario, ma parte di qualsiasi produzione e business. Perché è lui a richiederlo, lo pretende. E il digitale sta aiutando non poco la trasformazione. Nella tripartizione della natura dei media tra quelli tradizionali, che si acquistano, i propri, che si posseggono, e quelli di tutti che insieme si costruiscono. 

Digitale significa globale e globale significa digitale, un circolo virtuoso cui nessuna azienda può più esimersi di partecipare. Sapendo che quanto investirci dipende dal grado di penetrazione internet nel contesto, seguendo, insomma, le abitudini media del proprio consumatore, perché quel che conta non è la propria scelta, ma la capacità della stessa di creare engagement con il suo pubblico, in modo differenziato, personalizzato. Certi che i brand, le marche, semplificano lo shopping, per questo vanno costruiti, fatti amare, aumentando il grado di coinvolgimento tra loro e il loro pubblico. Dalla tv all’iPad. 

Youmark c’era e vi propone uno stralcio dell’incontro, ma anche l’intervista ai suoi due protagonisti.

 

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