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Cannes 2009/ Stillacci: sistema Italia ko. Da bruciare certi premi

30/06/2009

E’ umano. Abbassare gli standard è come insinuare nel sistema un virus pericoloso, che livella verso il basso i canoni di selezione del cervello creativo. E quanto di poco emerge dalla mediocrità sembra già ottimo. Tanto che, al contrario che all’estero, chi vince al premio dell’Adci non è detto altrettanto faccia nella competizione internazionale. Per non parlare di molti degli altri ‘award’ italiani. Da dimenticare. Al microfono di youmark Andrea Stillacci, co-president and chief creative officer Grey Paris, nonché giurato della categoria Film a questo Cannes. 

Visto che si tratta di uno degli italiani che all’estero ha trovato il suo successo, ci è piaciuto capire cosa da noi manca. E non ci vuole molto ad immaginare che la risposta è sistema, meglio, sistema culturale. Perché ci accontentiamo. Perché nessuno osa. Perché ci livelliamo. Temendo troppo clienti e bilancio. Così, pur facendo i suoi complimenti a lavori come ‘Flora by Gucci’ di REM - FilmMaster e Attak di Ddb, altrettanto Stillacci sente lecito affondare il coltello nella piaga di un’Italia ancora frustrata dal confronto creativo internazionale. Al punto che lui, se mai tornasse, partirebbe proprio dal lavoro sulla cultura d’agenzia per tentare il cambiamento. 

In quanto al Grand Prix a Carousel, infine, “più che meritato” è il commento. Per diversi motivi, ma soprattutto perché alla comunicazione di domani porta la consapevolezza che c’è un percorso da fare tra chi divulga un messaggio e chi lo ascolta. E questo percorso è fortemente influenzato dalla tecnologia. Che occupa quello spazio fisico, chiamato media, condizionandolo. Per il resto, sono le stesse cose di sempre a farci ridere, o piangere.

 

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