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Cannes 2009 - Scotto di Carlo: per Philips, unanimità

29/06/2009

Insomma, nessun dubbio. Il video-demo Carousel di Tribal DDB Amsterdam ha messo tutti i membri della giuria Film d’accordo, annullando la discussione e assegnandogli a pieni voti il Grand Prix 2009. Tra i pretendenti (Pure Waters, per Lion Nathan James a firma Publicis Mojo Sydney; Love Distance, film della Gt di Tokyo per i preservativi Sagami Rubber Industries; Dog-Fish, Almapbbdo, São Paulo per Volkswagen e i film internet di Stella Artois, ideati da Mother London). Nessuno, infatti, ha saputo superare le 7-8 preferenze. “Perché Carousel ha la capacità di esplodere in tutti i mezzi. Di diventare spot, ma anche dimostrazione di prodotto, così come video internet, dunque interazione, coinvolgimento, partecipazione”. Al microfono di youmark Luca Scotto di Carlo, membro italiano della giuria film, nonché executive creative director Milan Office Publicis.

Come già detto più che soddisfatto della scelta. Pur se con il rammarico di non essere riuscito ad aiutare un po’ di più le produzioni italiane. Il presidente David Lubars, infatti, quest’anno è stato categorico. Obiettivo ‘cut’. Nel senso che, nell’anno di entrata in una delle crisi più nere dell’ultima storia, allargare avrebbe significato perdere di vista l’orizzonte. Di un’industria che per difendersi ha invece bisogno di qualità. Di esordire in una serata di premiazione senza rischi da fischio. Come in effetti è successo in questo edizione, in cui gli oro sul palco hanno trovato ad accoglierli applausi calorosi, salvo rarissime eccezioni di timido disappunto. 

Ma che direbbe Lubars se potesse poi origliare? Perché dalla platea i privati giudizi non sono stati sempre tutti unanimi. Sollevando non poche perplessità soprattutto sul valore di quanto ha rappresentato il nuovo che avanza, insomma internet. Quei film, infatti, che alla giuria erano apparsi come i lavori più interessanti, non sempre hanno saputo colpire nel segno, evidenziando le pecche di un media incolto, le cui promesse di libera creatività probabilmente stanno un po’ tradendo le aspettative. Almeno per alcuni. Ma il discorso si farebbe lungo e non è certo questa la sede. 

Ripromettendoci, allora, di riprenderlo presto, torniamo a concentrarci su questo Grand Prix. Che assieme a molti degli ori attribuiti, ha saputo ben sintetizzare una tendenza. Quella delle marche che si fanno contemporanee, sapendo scendere dal piedistallo di legiferanti identità senza dialogo, per calarsi tra la gente, nella vita, lasciando all’audience lo scettro, pur continuando a offrirle il proprio preciso punto di vista, la propria direzione chiara e definita.

 

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