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Rosario Pascuzzi, designer milanese di illuminazione
Ishtar, l'ultima lampada di Pascuzzi, fotografata per la rivista Casa Amica
Modular
Modular nella versione portapenne, porta biglietti da visita
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Design, la progettazione che comunica

04/12/2007

Sembra che il design stia conoscendo nuova 'luce'. L'indubbia eco garantita dai recenti successi di prodotti automobilistici (la Fiat 500 in primis, con Roberto Giolito a enfatizzarne l'importanza quale fulcro del processo creativo-produttivo), così come dalla capacità comunicativa di punti vendita d'eccezione, stanno facendo ripensare al design quale ‘star’ da esibire, da conoscere. Non più solo appannaggio dell’elite dei suoi addetti, ma  alla portata di pubblici di più ampio respiro. Youmark ne parla con Rosario Pascuzzi, designer di illuminazione, che di recente ha anche partecipato a un workshop per un'illuminazione 'sostenibile', oggi in mostra. 

Insomma, giustamente si torna a parlare di design, anche al di fuori dei suoi più specialistici ambienti. Non a caso l’esigenza di porre questa attività di ricerca e progettazione, finalizzata alla realizzazione di un prodotto, materiale o immateriale che sia, sotto i riflettori appare quanto mai consona. Per non sottovalutarne l’orgoglio e per riaccendere lo stimolo all’innovazione che essa sa garantire. 

Cosa significa oggi fare il desinger in Italia?
“Semplicemente essere designer. Come è stato e sarà chi dà vita a un oggetto pensandolo come parte della propria quotidianità. Concentrandosi sull'amore che si dà alla propria creazione proprio perché pensata per gli altri, all’orgoglio che ne deriva”. 

Nasce la figura del ‘progettista consapevole’. E’ ad essa che si ispira il workshop Energ-Etica nel quale ogni partecipante si è misurato con il proprio prototipo di corpo illuminante, realizzato per consumare di meno, con materiali riciclabili, facilmente smaltibili, da ieri esposti  nella conseguente mostra evento presso la casa dell’energia Aem. Tu hai presentato Modular. Di cosa si tratta?
“E’ un pannello in profilato di alluminio, utilizzabile a moduli, così da creare una superficie luminosa accostando gli elementi e cambiando la tipologia di lampade per forma e grandezza. Dallo stesso modulo è nato un secondo oggetto luminoso, da scrivania, che funge anche da portapenne e biglietti da visita”. 

Il festival della pubblicità di Cannes, per il 2008 ha istituito la categoria design. Secondo te qual è il rapporto tra design e comunicazione?

“E’ un rapporto stretto. Anche perché se è con la comunicazione che si promuove un pezzo di design, allo stesso tempo è lo stesso designer che nella progettazione pensa all'uso che avrà l'oggetto, quindi implicitamente anche a come comunicarne l'utilità, a come coinvolgere il consumatore finale. E a fare da padrona è sempre la creatività”.

Quanto conta la luce. Qual è il suo contributo a una foto, a un film, a una scenografia?
“La luce conta molto. Tutto dipende da lei: l'atmosfera che si vuole dare alla scena di un film, la percezione dei colori, delle forme, dello spazio. Nel mio caso è importante come lo si percepisce, creando la sua luminosità ideale. E si ritorna così all'atmosfera, quella che si vuole dare all'ambiente, dunque alla situazione, dunque all’emozione, al coinvolgimento, alla comunicazione”.

Quali sono le tendenze più attuali in tema di illuminazione?
“C'è un ritorno prepotente alla decorazione, dopo un periodo di pulizia e rigore. Oggi l’illuminazione viene interpretata con forme contemporanee, che si ricollegano al rigore del passato solo per la semplicità. In un certo senso si tende a rendere il prodotto più glamour. Il tutto grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate, che permettono di mostrare le qualità intrinseche dei nuovi materiali. Insomma, si riesce a dare maggiore intensità alle forme, ai colori, alla percezione degli oggetti nello spazio, a come gli stessi lo condizionano con le proprie emissioni luminose. La lampada diventa una presenza importante”.

Cosa pensi di internet, ha cambiato il tuo modo di lavorare. Se sì, come?
“In primo luogo evitando la necessità di spostamenti per consegnare e discutere i progetti, anche grazie alle videoconferenze. Inoltre, consente di disporre più velocemente dei mezzi che servono alla ricerca di argomenti e spunti per nuove creazioni”.

In un'era in cui l'affollamento di prodotti e brand può sembrare eccessivo per i bisogni e le possibilità di spesa degli italiani, secondo te su cosa deve puntare il marketing di una marca per riuscire a emergere, sul prodotto, sul prezzo, sulla comunicazione, la distribuzione, o che altro?
“Sul dettaglio e sull'unicità del prodotto, come fosse di nicchia. Pezzi di esclusiva e limitata serialità”. 

Chi è Rosario Pascuzzi
Nasce a Bergamo nel 1964. Diplomato alla scuola Superiore d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco di Milano in Illustrazione. Collabora con vari studi per i quali realizza disegni per tessuti e lavori grafici per firme della moda tra cui Prada, Armani jeans, Cerruti, Cacharel, Paloma Picasso, Swatch, Zegna, Marithè e Francois Girbaud. Dal 2003 crea una sua collezione di t-shirt dipinte a mano. Nell’aprile 1995, in occasione del Fuorisalone del Mobile di Milano, presenta per la prima volta la sua collezione di lampade. I suoi lavori nascono da sperimentazioni basate sulla ricerca di forme dai segni semplici, minimali, fanno riferimento agli anni '30 e '40 e alla tradizione giapponese. Stili reinventati in chiave attuale. Lampade che creano atmosfere intime e suggestive, conferiscono all'ambiente una propria personalità. Le lampade e le cornici sono costruite artigianalmente, i materiali utilizzati sono legno, tondino di metallo per le strutture portanti, vari tipi di carte di riso, lamina di legno, filo di ferro, reti metalliche. Ha partecipato a diverse mostre:
- collettiva “Heart to art” spazio Low Tech, Milano 1996;
- collettiva 'EyeTest' spazio Cwp, Milano 1196
- mostra multimediale 'the One World Salon' spazio Quest 4,Verona 1996
- 'Artiparti' al bar Coquetel di Milano,1997
- 'Kuailè' con lampade e cornici alla galleria Spatia, Milano 1997
- collettiva Fuorisalone del Mobile allo spazio Slobs, Milano1998
- collettiva Fuorisalone del Mobile 'Shapes' showroom di Antonio d’Amico, Milano 1999
- Per il Fuorisalone del Mobile 2000 partecipa alla collettiva 'Edizioni Slobs' presentando delle cornici
- collettiva 'Colori del mondo' al Caffè del Teatro Verdi, Milano 2000
- Salone del mobile 2001 e 2002 da Slobs
- Collettiva presso Oz, Milano nel 2002
- Fuorisalone del Mobile 2003, collettiva con la galleria Slobs
- Sos design presso la Triennale di Milano nel 2003
- Galleria Skies&Flowers di Milano nel 2003
- Sos design nel 2004
Alcune lampade arredano la Trattoria Giapponese a Milano, il ristorante Sgambala e lo spazio 'Il Centro del Tao' di Milano
Le sue opere sono presso la galleria Slobs e il negozio edizioni Slobs

 

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